THALASSA

quei giorni perduti a rincorrere il vento...

5.25.2006

Turris eburnea


“Viene un giorno in cui, senza averci pensato, si prende d’impulso una decisione…
un’ipotesi soltanto accarezzata d’improvviso chiede di essere tradotta in gesto, in possibilità da verificare:
dentro o fuori, pur di abbandonare quello stato di congetture”

CARLO CASTELLANETA

Notte.
Buio e silenzio.
La città si stende placida ed addormentata, si offre compatta ed irresistibile al suo sguardo.
Lei è affacciata, come ogni notte, indecisa sul da farsi.
Il mondo è là in attesa, eppure qualcosa ancora la trattiene.
Il sogno che lotta con la tranquillità di un passato immobile: qui c’è tutto ciò che è stato e che dà sicurezza.
Ma stavolta è diverso.
Stavolta è la vita che chiama, impaziente, irreversibile, indefinita.

Un ultimo sguardo allo specchio che riflette già un’immagine diversa, sconosciuta.
Le forbici sono lì, pronte.
Un colpo solo, deciso, e la seta scivola su se stessa, morbida e forte, come dev’essere.
E’ un attimo: prima un piede, poi l’altro, oltre il parapetto.
Scivola lenta lungo il muro, aspro e freddo.
L’aria è verde, profuma di terra umida e di foglie nuove, di primavera.

È quasi arrivata, mancano pochi metri.
Ma la treccia è troppo corta.
Un attimo di indecisione, ancora.
Un piccolo salto verso la libertà.
O tornare indietro.
In entrambi i casi, per sempre.

Avesse aspettato ancora un po’, la lunghezza forse sarebbe stata quella giusta…
Forse lui sarebbe arrivato…
E forse sarebbe salito a prenderla tra le sue braccia, nei suoi occhi, per condurla con sé nella luce del giorno…
Troppi forse!
Un dubbio la fa sorridere…decidere.
E se lui soffrisse di vertigini?

Chiude gli occhi e salta in quegli ultimi metri d’ignoto.
Atterra sull’erba morbida, bacia per l’ultima volta le pietre della sua esistenza e scappa, verso la vita.

Andrò io a cercarlo, si ripete, se mi resterà tempo, e fiato.