Turris eburnea
“Viene un giorno in cui, senza averci pensato, si prende d’impulso una decisione…
un’ipotesi soltanto accarezzata d’improvviso chiede di essere tradotta in gesto, in possibilità da verificare:
dentro o fuori, pur di abbandonare quello stato di congetture”
CARLO CASTELLANETA
Notte.
Buio e silenzio.
La città si stende placida ed addormentata, si offre compatta ed irresistibile al suo sguardo.
Lei è affacciata, come ogni notte, indecisa sul da farsi.
Il mondo è là in attesa, eppure qualcosa ancora la trattiene.
Il sogno che lotta con la tranquillità di un passato immobile: qui c’è tutto ciò che è stato e che dà sicurezza.
Ma stavolta è diverso.
Stavolta è la vita che chiama, impaziente, irreversibile, indefinita.
Un ultimo sguardo allo specchio che riflette già un’immagine diversa, sconosciuta.
Le forbici sono lì, pronte.
Un colpo solo, deciso, e la seta scivola su se stessa, morbida e forte, come dev’essere.
E’ un attimo: prima un piede, poi l’altro, oltre il parapetto.
Scivola lenta lungo il muro, aspro e freddo.
L’aria è verde, profuma di terra umida e di foglie nuove, di primavera.
È quasi arrivata, mancano pochi metri.
Ma la treccia è troppo corta.
Un attimo di indecisione, ancora.
Un piccolo salto verso la libertà.
O tornare indietro.
In entrambi i casi, per sempre.
Avesse aspettato ancora un po’, la lunghezza forse sarebbe stata quella giusta…
Forse lui sarebbe arrivato…
E forse sarebbe salito a prenderla tra le sue braccia, nei suoi occhi, per condurla con sé nella luce del giorno…
Troppi forse!
Un dubbio la fa sorridere…decidere.
E se lui soffrisse di vertigini?
Chiude gli occhi e salta in quegli ultimi metri d’ignoto.
Atterra sull’erba morbida, bacia per l’ultima volta le pietre della sua esistenza e scappa, verso la vita.
Andrò io a cercarlo, si ripete, se mi resterà tempo, e fiato.
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